“Nelle città grosse ci sono almeno cinque gradi di più. Il calore si leva dai marciapiedi e cala dal cielo inquinato. Gli autobus sbuffano calore. Emana dalle folle di acquirenti e impiegati. Tutta l’infrastruttura si basa sul calore, lo usa disperatamente, ne produce altro. La definitiva morte per calore dell’universo, di cui gli scienziati amano parlare, è già ben avviata a verificarsi: in qualsiasi città di dimensioni grandi o medie si sente ovunque che si sta realizzando”. (Don DeLillo, Rumore Bianco)

 

Il 23 maggio 2007 la popolazione urbana ha superato la popolazione rurale. Per la prima volta nella storia dell’umanità gli esseri umani che vivono in città hanno superato quelli che vivono in campagna. Da allora il trend non è cambiato e, anzi, continua a crescere. Secondo i dati del World Prospect Urbanization delle Nazioni Unite, nel 2050 circa il 70% della popolazione mondiale vivrà in città e in Europa questa percentuale salirà addirittura all’85%. Il problema è che proprio alle città si deve il 72% delle emissioni di gas climalteranti che sono responsabili dell’attuale crisi climatica, dando così tristemente ragione a quanto scrive Don DeLillo.

 

Dalla Dichiarazione al Piano

La preoccupazione per il ruolo di Bologna nel compromettere il futuro della Terra è alla base delle manifestazioni che hanno interessato negli ultimi anni ogni angolo del mondo economicamente avanzato, con una matrice generazionale molto giovane, come nel caso per esempio di Fridays For Future e Extinction Rebellion). Sotto questa spinta, il 30 settembre 2019 il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato la “Dichiarazione di emergenza climatica” che impegna la città a lavorare con urgenza per una transizione rapida e decisa verso l’azzeramento del proprio impatto climatico. 

Pochi mesi prima, nell’aprile del 2019, Bologna aveva aderito al Patto dei Sindaci per l’Energia e il Clima, un’iniziativa che vede impegnati oltre 10mila sindaci del nostro continente a sviluppare azioni concrete per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici con degli obiettivi concreti che li impegnano fino al 2030. A due anni dall’adesione, il Consiglio Comunale ha approvato il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC). Come si legge nel documento, “il Piano individua le principali strategie e azioni sul tema della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici, considerando azioni che vengono realizzate dal Comune di Bologna e dai diversi soggetti e organi pubblici e privati che a vario titolo pianificano e gestiscono il territorio”.

 

Gli obiettivi del Piano

In accordo con le modalità in cui la scienza si occupa degli effetti del cambiamento climatico, anche il Piano d’Azione prevede azioni su due assi: la mitigazione e l’adattamento. Sul primo fronte, l’obiettivo è arrivare nel 2030 a una riduzione del 40% delle emissioni di CO2 rispetto alle emissioni registrate dalla città nel 2005. Allungando lo sguardo, l’obiettivo è ancora più ambizioso e prevede una accelerazione della decarbonizzazione di Bologna, che potrebbe arrivare alla neutralità carbonica (cioè a un bilancio di emissioni di gas climalteranti pari a zero) nel 2040. Sicuramente si tratta di un traguardo ambizioso da raggiungere in poco meno di 20 anni e che richiede una profonda accelerazione rispetto al ritmo della transizione energetica a cui abbiamo assistito in questi anni. Allo stesso tempo, però, rappresenta solo un primo passo rispetto all’obiettivo di neutralità al 2030 posto dalla Dichiarazione di emergenza. Probabilmente, l’armonizzazione tra questi due orizzonti temporali è un nodo che va sciolto, a partire dai diversi scenari (che qui non abbiamo approfondito) che sono stati elaborati per individuare le azioni da intraprendere.

 

Quantificazione delle emissioni e gli abbassamento già ottenuti nel periodo 2005-2018.

 

La riduzione di emissioni attesa

Per raggiungere gli obiettivi del Piano, Bologna dovrà complessivamente eliminare emissioni pari a 510.452 tonnellate di CO2. I settori che compongono la città, però, contribuiranno in modo diverso a questo obiettivo:

 

E qui la rappresentazione in termini percentuali:

La riduzione complessiva delle emissioni cittadine al 2030 prevista dal Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima dovrebbe essere superiore all’obiettivo del 40%. Il 21,7% di riduzione è già stato registrato dalle azioni intraprese tra il 2005 e il 2018, contemplate dal precedente Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) che prevedeva la riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020. A queste ora si aggiungono le riduzioni previste dal nuovo PAESC appena approvato che contano per un ulteriore 22,2% rispetto al valore del 2005. Complessivamente, quindi, la riduzione totale dovrebbe aggirarsi attorno al 44%: quattro punti percentuali in più rispetto alle richieste del Patto dei Sindaci.

 

La azioni di adattamento

Sul fronte dell’adattamento, gli obiettivi previsti sono l’incremento del verde pubblico e delle alberature, accompagnato da una diffusione dei sistemi di drenaggio sostenibile sul fronte idrologico. A questo si aggiunge una riduzione dei consumi idrici domestici e non, limitando i prelevamenti dalla falda acquifera, e un miglioramento della qualità della acque superficiali.

Il Piano d’Azione prevede di agire in tre ambiti: le ondate di calore in ambito urbano, gli eventi estremi (piogge e dissesto idrogeologico), e carenza e qualità delle risorse idriche. Ecco un quadro riassuntivo degli obiettivi:

Inoltre: le sei azioni chiave

Il Patto dei Sindaci da cui deriva il Piano d’Azione prevede che le amministrazioni cittadine individuano anche almeno tre azioni chiave per la mitigazione e l’adattamento. Sono interventi che per loro natura sono particolarmente significative rispetto all’assetto e alla situazione di ogni singola città. Si tratta di azioni che possono già essere state avviate e per quanto riguarda Bologna, il Piano ne individua sei:

 

  • Riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica

In ambito della Città Metropolitana, l’obiettivo è riqualificare tra i 1200 e il 1400 alloggi, di cui la metà nel territorio comunale. Il risparmio energetico previsto è tre il 55% e il 65% (circa 3.790 MWh/anno), a fronte di un investimento di 15 milioni di euro. In termini di riduzione delle emissioni, questo corrisponderebbe a 765 tonnellate di CO2 emesse l’anno.

 

  • Progetto Green Economy COmmunity

Il Progetto GECO è nato nel settembre 2019 per creare la prima esperienza di comunità energetica a Bologna.  L’intento è affiancare agli impianti fotovoltaici che già esistono in area CAAB nuovi impianti fotovoltaici per 15 MWp (Megawatt al picco, la misura della potenza elettrica) e di cogenerazione a biogas per condividere l’energia prodotta tra le utenze della comunità. A fronte di un investimento di 30 milioni, il progetto già dal 2023 dovrebbe produrre 16.600 MWh/anno e portare a una riduzione di 8.018 tonnellate di CO2 emesse l’anno.


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  • Linea rossa del tram

La nuova linea di 15 chilometri del tram cittadino e attraverserà i quartieri più densamente popolati della città. mettendoli in collegamento con le destinazioni più importanti. I lavori sono previsti terminare nel 2026. A fronte di 320 milioni di investimento, gli impatti calcolati sono: un risparmio energetico di 203.400 MWh/anno e una riduzione emissioni di 50.590tonnellate di CO2 emesse l’anno.


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  • Incremento del verde e delle alberature

Il Piano prevede una programmazione comunale di interventi di piantumazione e di incremento del verde pubblico nelle aree urbane caratterizzate da una maggiore presenza di edifici, nelle zone in prossimità del centro urbano, nelle aree agricole o residuali. Questo aumento di verde cittadino è inteso a compensare le emissioni delle attività terziarie e produttive. Il Piano prevede che queste aree verdi possano anche essere gestite e mantenute in accordi pubblico-privati.


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  • Riduzione del rischio idrogeologico

Gli interventi sono annuali e mirano a contenere il rischio idraulico e idrogeologico, garantendo la piena efficienza del reticolo idraulico collinare (in particolare di Ravone, Torriane, Meloncello e Griffone/Grotte), il ripristino dell’efficienza idraulica del tratto urbano ricoperto del Canale Navile, e di riqualificare il reticolo di scolo delle acque meteoriche lungo la viabilità comunale o in alcune aree specifiche, come per esempio i parchi pubblici. 

 

  • Recupero delle acque dell’impianto IDAR nell’ambito dell’accordo di programma regionale

Regione Emilia-Romagna, ARPAE, ATERSIR (Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e i Rifiuti) e il Consorzio Bonifica Renana hanno siglato un accordo per permettere al Consorzio di prelevare nel periodo estivo fino al 40% della portata trattato nell’impianto di depurazione (IDAR) e di convogliarla attraverso una condotta dedicata al Savena Abbandonato, lasciando defluire la corrispondente portata proveniente dal fiume Reno verso il Canale Navile. Ciò dovrebbe permettere una gestione modulata dei flussi idrici di superficie.

 

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