Lo scorso novembre ARPA Emilia-Romagna ha pubblicato l’inventario delle emissioni di gas, sia a livello di regione, sia di città. E la situazione non è rosea.
Nelle ultime settimane, l’emergenza smog è rientrata in diversi comuni emiliano-romagnoli. Ma non si tratta di una battaglia vinta, bensì del sintomo di un problema che sta diventando sempre più cronico. Sono state infatti numerose le allerte smog diffuse dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione, l’Ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna (ARPAE) solo nell’autunno 2022. Il 29 ottobre sono scattate le misure emergenziali a Ferrara, Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, mentre il 26 novembre nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena.
I gas climalteranti
I principali gas climalteranti sono l’anidride carbonica e il metano . Ma non sono gli unici elementi inquinanti che si trovano in atmosfera e nell’aria che respiriamo. Quali sono gli altri elementi delle emissioni? Chi emette? Quanto?
Per trovare una risposta, bisogna andarla a cerca tra i dati pubblicati sul sito dell’ARPAE.
Le due tabelle mostrano i livelli di diversi gas inquinanti. Nella prima, sono elencati i valori di ossido di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), ammoniaca (NH3) e composti organici volatili ad esclusione del metano (COVnm). Nella seconda, le polveri sottili, quali polveri totali sospese (PTS), polveri con diametro inferiore ai 10 micron (PM10) e polveri con diametro inferiore ai 2.5 micron (PM2.5).
Come emerge dai dati riportati, i settori maggiormente responsabili delle emissioni sono quello delle combustioni non industriali, ossia il riscaldamento residenziale, istituzionale e commerciale, e il trasporto su strada. Queste attività sono tra le principali responsabili dell’inquinamento di polveri sottili. L’agricoltura e le pratiche zootecniche invece si guadagnano il primato per la dispersione di ammoniaca, precursore del particolato secondario e dell’ozono.
Come riporta il sito dell’ARPAE: “Il particolato primario, emesso da attività prevalentemente antropiche, impatta tal quale su di noi e sull’ambiente. Il particolato secondario si forma invece in atmosfera dove, come in un laboratorio, trasformazioni chimico-fisiche generano nuovi inquinanti.”
In altre parole, gli inquinanti di origine secondaria non nascono inquinanti di per sé. Sono sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, raggiungono l’atmosfera e qui vengono trasformate in qualcosa di diverso e più dannoso attraverso delle reazioni. L’atmosfera funziona da laboratorio di chimica: per esempio l’ammoniaca fa da precursore per i nitrati, sostanze irritanti e componenti delle polveri sottili.
Da dove vengono le emissioni: i macrosettori
A novembre di questo anno, l'ARPAE ha pubblicato un inventario sulle emissioni dei diversi gas climalteranti. I dati fanno riferimento al 2019 e sono stati raccolti attraverso il software INMAR (INventario EMissioni ARia), un sistema interregionale che vede coinvolte Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Puglia e le Province Autonome di Trento e di Bolzano.
Il sistema permette di calcolare le emissioni prodotte dalle attività antropiche e naturali che vengono ripartite in una suddivisione gerarchica. L’Emilia-Romagna è stata suddivisa in 11 macrosettori, 45 settori e 249 categorie (o attività).

Il report si concentra principalmente sulla valutazione delle emissioni dei principali macroinquinanti, come quelli sopra riportati. Tuttavia, al suo interno si trovano anche le stime di altre sostanze inquinanti, come il particolato secondario, gli idrocarburi policiclici aromatici, che sono cancerogeni riconosciuti, i metalli pesanti e gli inquinanti aggregati (CO2eq, precursori dell'ozono e sostanze acidificanti).
Anche a livello regionale, i risultati non sono molto diversi. Il riscaldamento domestico e il trasporto su strada sono i macrosettori più inquinanti. Per il 50% il monossido di carbonio è emesso dalla combustione non industriale (MS2), ossia quella domestica, e dal 30% dai trasporti su strada (MS7).
Allevamenti e coltivazioni sono responsabili del rilascio in atmosfera del 97% dell’ammoniaca totale, di cui il 76% è associato ai reflui, ossia agli scarti solidi e liquidi di questi due settori. Ad esempio, l’urina dei bovini rilasciata nel terreno contiene un’alta concentrazione di ammoniaca, dannosa in quanto tale e perché precursore di un’altra sostanza a base di azoto (protossido di azoto) che è un gas a effetto serra.
Situazione simile a quella del monossido di carbonio riguarda le polveri: per il 55% il PM10 è a carico della combustione non industriale e il 20% circa dei trasporti.
L’inventario regionale delle emissioni dell’Emilia-Romagna contiene quindi le diverse tipologie di emissioni e i settori maggiormente sensibili. Questo permette di essere consapevoli della situazione attuale e fornisce un’indicazione puntuale su come indirizzare gli interventi necessari per diminuire il rilascio di gas climalteranti.
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benedetta pagni - formicablu