Salus Space è un centro multifunzionale che è stato inaugurato a Bologna, nell’area dell’ex Villa Salus, nel gennaio 2021. Gestito da soggetti del Terzo settore, è stato progettato mettendo al centro la sostenibilità e la collaborazione.


Nel 1949 il professor Oscar Scaglietti, luminare dell’ortopedia, acquistò Villa Monti. La storia di quella residenza signorile partiva dal Settecento, ma nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale si era molto danneggiata. Scaglietti la trasformò in Villa Salus, una clinica privata all’avanguardia, che negli Settanta raggiunse il massimo splendore, un vero e proprio fiore all’occhiello della città. Alla fine anni degli anni Novanta l’ospedale era fallito, e la struttura venne abbandonata. Poi, nel 2005, il Comune l’acquistò con una permuta e provò a usarla per ospitare la comunità Rom che aveva sgomberato dal fiume Reno. L’esperimento fallì tra le proteste e gli incidenti, e la villa venne di nuovo abbandonata.  Oggi è diventata Salus Space, un centro multifunzionale che è presentato come un esempio di rigenerazione urbana.

 

Il bando Azioni Urbane Innovative

Dall’inaugurazione a inizio 2021 quest’area alla periferia est di Bologna è tornata piena di vita. Basta guardare il calendario sul sito di Salus Space per capire che è tutt’altro che abbandonata. Ci sono voluti anni per arrivare a questo risultato. Tutto comincia nel 2015, con il primo bando Azioni Urbane Innovative, iniziativa della Comunità Europea che finanzia progetti pilota di sviluppo urbano sostenibile. Nel 2016 sono stati selezionati 17 progetti in 9 stati membri, e a quello di riqualificazione di Villa Salus sono stati assegnati 6.250.000 euro. La proposta era quella di creare un luogo capace di accogliere migranti, rifugiati, popolazioni svantaggiate, ma senza essere un ghetto. Al contrario l’obiettivo era di creare uno spazio inclusivo che mettesse a contatto vecchi e nuovi cittadini. Uno spazio sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico, capace cioè di creare valore, formazione, lavoro.

 

Che cosa c’è a Salus Space

Salus Space è frutto di una co-progettazione, cioè ha integrato gli spunti e le esigenze di chi sarebbe stato coinvolto dalla sua realizzazione, inclusi i cittadini del quartiere Savena. A Salus Space ci sono, prima di tutto, 20 appartamenti, di cui 12 affittati con un bando a famiglie e single selezionati, delle origini più diverse. 4 sono riservati all’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, 2 a studenti. Gli alloggi rimanenti sono a disposizione di chi lavora al progetto. Insieme, con il supporto di mediatori sociali e linguistici, stanno formando una comunità che attualmente conta una quarantina di persone. Tutti si impegnano a convivere e a collaborare, cioè a cogestire Salus Space. Sottoscrivono a questo scopo un’apposita Carta dei valori.

Intorno, l’area è attrezzata anche per ospitare una serie di attività. Ci sono una locanda, un emporio, un centro culturale con biblioteca e ludoteca, una sala per le riunioni sul progetto (Forum) che è anche a disposizione per il noleggio. Ci sono anche gli orti e un laboratorio per la trasformazione di verdura, frutta e ortaggi.

 

Il verde di Salus Space

Il complesso di Salus Space è stato sviluppato per minimizzare l’impatto ambientale. Gli edifici sono isolati termicamente e dotati di pannelli solari per scaldare l’acqua e fotovoltaici per la produzione di elettricità. Marciapiedi e superfici esterne sono in calcestruzzo drenante, perché permettendo all’acqua delle piogge di tornare al terreno diminuisce l’effetto “isola di calore”. Salus Space si pone anche l’obiettivo rifiuti zero: la sua realizzazione passa dal compostaggio in loco dell’organico alla scelta di quali prodotti vendere all’emporio e (ri)utilizzare nella comunità, prima di arrivare al riciclo.

A proposito di acqua, l’area è dotata di cisterne per riutilizzare quella piovana nell’irrigazione degli orti e il resto del verde. La visione si Salus Space punta molto sull’agricoltura urbana, e sperimenta oltre agli orti anche colture in idroponica (dove le piante crescono in acqua e non nel terreno) e acquaponica (le piante crescono in acqua, dove nuotano pesci che le fertilizzano con le loro deiezioni).

Salus Space è anche coinvolta nel progetto europeo Foode (Food Systems in European Cities), finanziato dal Comune con 330.000 euro e coordinato dall’Università di Bologna. Tra gli esperimenti previsti all’ex-Villa Salus anche due container per la coltivazione di aromatiche e funghi durante tutto l’anno e un giardino di 90 metri quadri sul tetto del Forum, con coltivazioni fuori suolo.

Al momento Salus Space si trova in una fase di sperimentazione gestita da un’associazione temporanea di scopo, che terminerà a dicembre di quest’anno. La fase successiva sarà quella di gestione vera e propria e il suo corso dipenderà dalle esperienze maturate in questi due anni.

 

stefano dalla casa – formicablu

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