Nel Rapporto Ecosistema Urbano 2021, a cura di Legambiente, Bologna scivola in 22 esima posizione tra le città più verdi d’Italia. Buoni risultati per trasporti e uso del suolo, deludente inquinamento atmosferico, risparmio idrico e rifiuti


Ecosistema Urbano è il rapporto che da quasi trent’anni riassume le performance ambientali dei comuni capoluogo italiani. Nel 2020, l’anno a cui si riferiscono i dati di questo 28esimo rapporto, Bologna è 22esima su 105 città esaminate, mentre nel precedente rapporto era 16esima, e due anni fa 13esima. Storicamente le città più grandi (sopra i 60mila abitanti) ottengono risultati inferiori rispetto a quelle più piccole, ma Bologna dal 2017 era prima in questa sotto-classifica. Ora scivola al secondo posto, superata da Trieste che, rispetto alla precedente edizione, scala la classifica generale salendo dalla quarantesima alla 12esima posizione.

Legambiente, in collaborazione con Ambiente Italia e Sole 24 Ore, basa la classifica sui dati relativi a 18 indicatori, che coprono 6 principali componenti ambientali: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. Anche se il risultato complessivo di Bologna non è entusiasmante, non tutti gli indicatori sono ugualmente deludenti. Ovunque occorre fare di più.

Promossi in mobilità?

In quasi tutti gli indicatori della mobilità Bologna ottiene buoni risultati rispetto alle altre città.  Bene l’offerta di mezzi pubblici: con quasi 42 chilometri percorsi annualmente dal complesso delle vetture divisi per abitanti (km-vettura/abitante/anno) Bologna è al nono posto nella classifica generale (anche se è superata da molte altre grandi città). Con 203 viaggi per abitanti all’anno (viaggi/ab/anno) raggiunge la quinta posizione per passeggeri.  La stessa posizione la conquistiamo anche per il “basso” tasso di motorizzazione (53 automobili ogni 100 abitanti). Nonostante questo Bologna conta 6,4 vittime della strada (morti o feriti) ogni 1000 abitanti, ed è ben 75 esima rispetto a questo indicatore.

Con 12 metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti Bologna è 33 esima, ma si consola col primato tra le grandi città. Per uso efficiente del suolo il capoluogo emiliano è subito dopo Milano, a pari merito con Monza e Bolzano, che ottengono tutte 9,5 nell’indice sintetico che valuta da 0 a 10 il consumo di suolo/residenti e livello di urbanizzazione/residenti (Milano ottiene il massimo punteggio, Brindisi 0).

Inquinamento, rifiuti e sprechi da affrontare

La concentrazione di biossido di azoto (NO2), 38 microgrammi per metro cubo, spinge Bologna nel fondo alla classifica relativa a questo indicatore, dove risulta 95 esima su 105 città. Anche per livelli di ozono e Pm10 la città delude, collocandosi rispettivamente alla 60esima e 62 esima posizione. Non va bene nemmeno per i rifiuti: i cittadini di Bologna in media ne producono ben 531 kg all’anno e ne differenziano solo il 55%, e questo colloca Bologna ben oltre la metà della classifica (65 esima per rifiuti prodotti, 69 esima per differenziata). La città consuma anche molta acqua, ben 59 litri per abitanti al giorno, non prima di averne dispersa (cioè sprecata) un quarto prima ancora di essere consumata.

Non è una gara, ma l’Italia non sta comunque vincendo

Allargando lo sguardo, nelle prime 20 posizioni troviamo invece Reggio Emilia (secondo posto, dopo Trento), Parma (settimo), Ferrara (decimo), Rimini (undicesimo), Forlì 17esimo. Si direbbe quindi che dopotutto almeno l’Emilia Romagna se l’è cavata. Il problema è che non è questo il senso della classifica. Il Rapporto Ecosistema Urbano 2021, come tutti quelli precedenti, dovrebbe essere prima di tutto fotografia di come si evolvono (o non evolvono) le principali città italiane rispetto alla tutela ambientale. Nelle prima pagine Mirko Laurenti, responsabile del Rapporto, scrive chiaramente che, per quanto da tempo si ragioni (in Italia e nel mondo) di una nuova idea di città:

Il quadro che emerge dai nostri dati ci dice purtroppo che, in estrema sintesi, nel Paese delle città di Ecosistema Urbano, restano identiche le emergenze e la media del punteggio rimane immobile a sottolinearlo […]

Nonostante le occasionali eccellenze, la trasformazione che sarebbe auspicabile non è ancora avvenuta. In parte questo potrebbe essere dovuto ai lockdown del 2020, anno a cui si riferiscono i dati. Nel frattempo però è cominciata la ripresa, trainata da investimenti pubblici come il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Conclude allora Laurenti:

Il problema delle risorse in questa fase di ripartenza dopo le prime ondate del Covid-19 non c’è. La questione centrale sarà la capacità da parte delle strutture tecniche dei capoluoghi di provincia di sottoporre ai ministeri dei progetti adeguati, che rispettino i criteri ambientali stringenti che l’Europa ha imposto all’Italia e agli altri Paesi membri. Tutto questo non è affatto scontato. Sarà fondamentale a tal proposito
l’affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali per sopperire alla cronica carenza di personale e competenze delle amministrazioni locali, altrimenti il rischio di perdere le risorse europee del PNRR diventerà drammaticamente realtà. Si deve praticare ogni sforzo possibile perché con le risorse del PNRR si concretizzi un vero e proprio Piano Urbano di Ripresa e Resilienza con tanti progetti innovativi che arrivano dai capoluoghi. Non possiamo permetterci il lusso di non sfruttare questa possibilità per archiviare una volta per tutte tutti i problemi ambientali descritti
puntualmente nelle precedenti ventisette edizioni del nostro rapporto annuale.

Non resta che attendere il prossimo Rapporto per vedere che cosa succederà.

 

di stefano dalla casa – formicablu

Immagini: Ecosistema Urbano 2021

Immagine apertura: Fred Romero

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