Il dibattito sulla transizione energetica, e su quanto sia funzionale e socialmente equa, è quanto mai attuale. Il motivo risiede nelle sue potenzialità per contrastare la condizione di povertà energetica in cui versano ancora numerose persone e sulla necessità di rendere questo percorso il più democratico e inclusivo possibile.


In questi ultimi anni, infatti, un’accresciuta sensibilità sui temi ambientali e il desiderio di una maggiore autonomia dei cittadini nella gestione delle risorse dei territori hanno spinto decine di migliaia di persone in tutta Europa a riunirsi nelle cosiddette comunità energetiche

Queste ultime possono essere definite come gruppi di persone che decidono di creare una rete locale per la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili (principalmente eolico e fotovoltaico), e di utilizzare questa energia rendendosi il più possibile indipendenti dalle grandi compagnie energetiche, con lo scopo di creare benefici ambientali, sociali, ma anche economici per le comunità.

Energia comunitaria in rete. Fonte: Pixabay

Secondo un rapporto del JRC (2020)  in Europa ci sono circa 3.500 cosiddette cooperative di energia rinnovabile – un tipo di comunità energetica, che si trova soprattutto nell’Europa nord-occidentale (REScoop MECISE, 2019). Tuttavia, nonostante il numero cospicuo, la localizzazione geografica dei progetti energetici basati sulle comunità ha evidenziato un rapporto diretto tra la loro presenza e un certo grado di benessere economico. In generale, infatti, si trovano in numero maggiore proprio nei paesi a più alto reddito dell’Europa nord-occidentale, e meno nell’Europa meridionale e in quella orientale.

Questo significa che il livello di benessere dei cittadini può giocare un ruolo nel fornire il potere d’acquisto e il capitale sufficiente per coprire gli investimenti. D’altra parte, ci sarebbe da chiedersi se ad influire sulla loro presenza non sia anche il modello culturale e la poca consapevolezza sui benefici che questo modello potrebbe fornire alla società in termini di riduzione delle disuguaglianze nell’accessibilità all’energia.

In generale si è visto come nelle società in cui l’energia è centralizzata e spesso controllata da privati, un approccio democratico stimola la coesione sociale, lo sviluppo rurale e l’adozione di soluzioni alternative contro la povertà energetica. 

Un simile modello richiede però una transizione dell’intero sistema, a partire dai i regolamenti e dalla politica, coinvolgendo movimenti ambientali e sociali guidati dai cittadini, creando reti intelligenti innovative, e sviluppando modelli di business adeguati che richiedono un radicale cambiamento sociale e politico. 

Nel caso dell’Italia, un primo passo verso il cambiamento è stato compiuto, nel settembre del 2020, con l’introduzione di incentivi per l’autoconsumo e la creazione di comunità energetiche che hanno reso operativo quanto già stabilito dall’articolo 42bis del cosiddetto decreto Milleproroghe.

Un esempio di connubio tra energia e comunità è rappresentato dal progetto di comunità energetica  realizzato nel quartiere di San Donato – San Vitale, a Bologna. Nello specifico parliamo della zona Pilastro – Roveri che è diventata protagonista della prima comunità energetica in Italia. Tutto nasce grazie al progetto GECO, acronimo di Green Energy Community, avviato nel settembre 2019 e la cui conclusione è prevista ad agosto 2022.

Pilastro, Foto di Margherita Caprilli

GECO è un insieme di soggetti, pubblici e privati, accomunati da un obiettivo condiviso: “testare e sviluppare soluzioni innovative per rendere il sistema energetico locale più efficiente e resiliente, puntando sulla figura dei prosumers, cittadini che, svincolandosi dal ruolo di consumatori passivi, svolgeranno un ruolo attivo nel processo di creazione, produzione, distribuzione e consumo dell’energia”. Il progetto prevede l’installazione di un sistema fotovoltaico da 200 kW (il massimo consentito), un sistema di accumulo e un impianto a biogas per il trattamento dei rifiuti organici con accumulo.

Il fulcro della comunità saranno una zona residenziale di 7.500 abitanti, 1.400 dei quali abitano in alloggi sociali, una zona commerciale di 200.000 mq che ospita un parco agroalimentare, due centri commerciali ed un’area industriale di oltre 1 milione di mq, che comprende anche il centro agroalimentare di Bologna Caab. 

Edificio del Quartiere San Donato – San vitale. Zona del Pilastro. Foto di Margherita Caprilli

GECO è una sfida che richiede importanti cambiamenti nelle abitudini di consumo energetico a livello individuale e collettivo, e nel modo in cui viene affrontata una delle più grandi sfide ambientali odierne: quella verso una transizione energetica inclusiva. Tuttavia, la comunità energetica creatasi, darà vita ad impatti e benefici sociali (riduzione del prezzo dell’energia soprattutto per le classi sociali deboli, comportamenti virtuosi per il risparmio energetico) e allo sviluppo di un modello replicabile in altri contesti. 

Si configura con una forma giuridica (associazione, cooperativa, società di persone) controllata da azionisti o membri locali, coinvolti nella generazione distribuita (produzione di energia elettrica in unità elettriche di autoproduzione di piccola dimensioni disperse o localizzare in più punti del territorio e allacciate direttamente alla rete elettrica di distribuzione) nello stoccaggio di energia (capacità di “immagazzinare” l’energia prodotta) e nell’ottimizzazione dei consumi attraverso la logica della smart city, offrendo ai soci un costo dell’energia inferiore a quello di mercato e altri servizi energetici. 

L’ambizioso progetto è realizzato con il coordinamento di AESS Modena assieme a Agenzia di Sviluppo Pilastro – Distretto Nord Est, Università di Bologna ed ENEA e con il supporto di EIT Climate-KICL’Agenzia di sviluppo locale Pilastro/Distretto Nord-Est, coinvolta nel progetto assieme agli stessi cittadini, è un ente costituito da soggetti pubblici e privati con lo scopo di migliorare la qualità della vita e favorire l’integrazione e lo sviluppo economico dell’area. 

Nel rispondere prontamente, con nuovi strumenti e metodi,  alla richiesta europea di avviare la transizione energetica, GECO non si configura solo come un progetto, ma può essere un’occasione di svolta, un cambiamento del paradigma comportamentale nella sfera delle abitudini di consumo energetico.

La complessità dei problemi della società attuale richiede sempre più soluzioni che non possono essere sviluppate all’interno dei confini di una singola disciplina ma che necessitano di un nuovo paradigma, di “ecologia dei saperi” che integri la conoscenza scientifica, con altre forme e conoscenze del sapere, come l’arte, la filosofia, l’ecologia, la sociologia.

A tal scopo, in occasione della Giorno Mondiale della Terra del 22 aprile 2021, è stato lanciato il vademecum La Comunità Energetica pubblicato sul portale ENEA

Il vademecum si inserisce tra le azioni di attivazione cominciate l’anno scorso con il Decalogo della Comunità Energetica, per sensibilizzare i cittadini sui temi chiave della sostenibilità ambientale.

 

Andrea Massimo Murari, economista esperto di sviluppo sostenibile, turismo e innovazione sociale. Per la Fondazione Innovazione Urbana, collabora alle attività di mappatura degli stakeholder, gestione della comunità e progetti sul territorio.

Link utili:

https://www.gecocommunity.it/

https://energia.regione.emilia-romagna.it/notizie/notizie-home/2021/geco-la-comunita-energetica-di-quartiere

 

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