Intervista all’assessora del Comune di Bologna alla candidatura Città neutrali 


Raggiungere la neutralità carbonica, cioè lo zero netto di emissioni di CO2, entro il 2030 in 100 città europee: è l’obiettivo con cui l’UE ha lanciato, a fine 2021, la missione Climate-neutral and Smart Cities. Una sfida che Bologna si è candidata ad affrontare. 

Ne abbiamo parlato con Anna Lisa Boni, assessora del Comune di Bologna con delega, tra le altre, al coordinamento della transizione ecologica, al Patto per il clima e alla candidatura “Città neutrali”.

“L’idea della missione riprende l’immaginario delle missioni spaziali degli anni Sessanta per andare sulla Luna, in cui negli Stati Uniti tutto il mondo della ricerca, della tecnologia, dell’innovazione, dell’economia, della società, della politica si era federato attorno a questo grande obiettivo. E il concetto della missione Città neutrali dell’Unione europea è proprio questo: mettere insieme tutti per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica nelle città. È una missione federativa”.

Al momento l’Unione europea ha lanciato 5 missioni, che affrontano temi ampi come la lotta contro il cancro, la protezione degli oceani e appunto, la trasformazione di 100 città in laboratori per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Quello delle missioni è un approccio nuovo nel programma di finanziamento alla ricerca e all’innovazione Horizon Europe. Accanto ai finanziamenti a singoli progetti, selezionati con bandi, l’UE spera che le missioni saranno uno strumento efficace per “trovare soluzioni concrete ad alcune delle più grandi sfide di oggi” e per avere un rapporto più diretto con i cittadini europei, che spesso percepiscono l’Unione come un’istituzione fumosa e distante.

“Se si aiutano le città a fare scelte più radicali, a fare da apripista, tutta l’Europa, come continente e come Unione, ne avrà un beneficio”, spiega Boni . “È importante dire che la definizione di questa missione – aiutare 100 città a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030 – include il farlo insieme ai cittadini e per i cittadini. Le persone che vivono nelle città avranno un ruolo forte”.

 

Cosa succede ora

Il Comune di Bologna ha inviato a gennaio la candidatura per far parte del gruppo delle città apripista, assieme a quasi 400 altre città da tutta Europa. La selezione è in corso, e la lista dei comuni scelti sarà annunciata attorno alla fine di aprile. Ma a prescindere dal risultato, il Comune ha deciso di procedere comunque. “L’idea è di andare avanti lo stesso”, spiega l’assessora. “Anche perché essere selezionati non prevede un finanziamento, ma la partecipazione all’interno di un framework europeo. Dà la forza di avere un label, un “bollino” che può attirare investitori, enti pubblici o privati, la Regione o lo Stato a sostenere queste città con fondi strutturali”. 

Come si pianificheranno, nella pratica, le azioni per arrivare alla neutralità climatica? La missione prevede la stesura di un Climate City Contract, un documento che dovrà essere scritto con la collaborazione di parti sociali diverse e in cui tutta la città si possa riconoscere. Un piano d’azione che, quindi, non include solo le istituzioni locali. 

“Nella presentazione della candidatura, come Comune abbiamo presentato una serie di progetti che possiamo portare avanti direttamente, insieme alle nostre partecipate e a partner come l’Università”, precisa Anna Lisa Boni. “Ma il Climate City Contract è una strategia che deve includere tutta la città, raccogliere le adesioni di tutti gli attori della società, dell’economia, anche istituzioni ad altri livelli. Chiunque sia attivo su questi temi e che voglia sentirsi parte di questo percorso, portare le proprie azioni e il proprio contributo, potrà farlo. È un contratto che dobbiamo costruire noi, e il contenuto va costruito insieme a chi partecipa”.


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La sfida della neutralità 

La presentazione della candidatura è stata un’occasione per raccogliere idee e dati sulla attuale situazione di Bologna, in termini di impatto sull’ambiente e di emissioni di CO2. Uno dei punti critici è il tema delle emissioni di gas serra che derivano dal patrimonio immobiliare: gli edifici sono la fonte di ben il 70% delle emissioni totali della città. Trovare il modo per ridurre i consumi che derivano da riscaldamento, raffreddamento e utenze elettriche, e per ridurre la dipendenza da combustibili fossili, sarà fondamentale per raggiungere l’obiettivo della neutralità.  

Il settore degli edifici è particolarmente critico, ma in generale la città negli ultimi anni ha segnato un trend positivo nella riduzione delle emissioni. Tra il 2005 e il 2018 le emissioni totali di CO2 sono calate del 21%, raggiungendo l’obiettivo definito dal PAES.

“Raggiungere la neutralità climatica entro il 2030 per Bologna sarà una vera e propria sfida, così come per tante altre città”, riconosce l’assessora Boni. “È una missione davvero simile, per difficoltà, a quella per lo sbarco sulla Luna. E avrà bisogno di tantissimo supporto”.

 

di Anna Violato – formicablu

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con RADAR Magazine, testata online che racconta i cambiamenti del clima e dell’ambiente, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con la casa editrice Zanichelli.

Immagine di copertina: NASA

 

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