I dati mostrano una tendenza in crescita in tutto il paese e in regione. Un progetto ENEA sta sviluppando un nuovo processo di recupero dei metalli dai cellulari dismessi. Ma per ridurre l’impatto e le emissioni dovremmo produrre meno RAEE
La vita media degli apparecchi elettronici sta diventando sempre più corta. Una durata più breve significa anche una maggiore quantità di rifiuti elettronici che finiscono in discarica. Secondo i dati del Centro di Coordinamento RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) nel 2021 in Italia sono state raccolte oltre 352 mila tonnellate di rifiuti elettronici di varia natura: quasi 20 mila in più rispetto all’anno precedente.
Tra questi una fetta crescente è rappresentata anche dai cellulari a fine vita. Nella classificazione standard, si trovano alla voce ‘R4’, assieme alla piccola elettronica di consumo, che rappresenta circa un quinto di tutti i RAEE a livello nazionale. Ma molte delle apparecchiature elettroniche a fine vita rappresentano anche una miniera di materiali che possono essere recuperati. E materiale riutilizzato significa un risparmio di emissioni per la sua estrazione o per la sua produzione, contribuendo in maniera attiva alla riduzione delle emissioni e quindi, in ultima analisi, al raggiungimento della neutralità.
Proprio sul fronte dei recupero di questi materiali lavora il progetto PORTENT portato avanti da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) e la Regione Lazio. “Grazie alle tecnologie attuali è possibile riciclare oltre il 96% di questi dispositivi elettronici, recuperando quantità significative di metalli preziosi con gradi di purezza elevati. Questo permetterebbe di evitare il depauperamento delle risorse naturali e l’approvvigionamento di alcune di queste materie prime critiche presenti prevalentemente in Paesi politicamente instabili”, ha dichiarato Danilo Fontana, ricercatore ENEA e responsabile del progetto, che si dovrebbe concludere nel 2023.
“Al momento i processi di recupero di questi materiali”, secondo Fontana, "si fermano al commercio verso l'estero degli stock dei materiali separati”. Ma con un processo innovativo basato sulla idrometallurgia, che tra l'altro garantisce di poter operare a temperature ambiente con minori emissioni, Il progetto ENEA promette di poter recuperare fino a 2,7 kg di materiali per ogni tonnellata di schede di smartphone dismesse.
Si potrebbe produrre meno RAEE…
Ridurre i rifiuti è un'azione concreta che si inserisce nel panorama più ampio della riduzione delle emissioni verso la neutralità climatica della città e del territorio. Azioni che rimettono in circolo i rifiuti, conferendo alle loro parti nuova vita, come quelle proposte dal progetto ENEA (che si impegna a rendere disponibili i risultati a tutta il comparto industriale non appena finito il progetto) sono importanti. Ma ancora più efficace sarebbe produrre meno rifiuti in generale, soprattutto se con un impatto ambientale molto elevato come i RAEE.
Su questo fronte, nonostante i dati del 2021 mostrino a livello nazionale una flessione, la situazione è di una costante crescita. Il 2020 ha fatto registrare il superamento delle 78 mila tonnellate proprio nel segmento R4, quello che comprende anche i cellulari. Se i dati di dicembre 2021 sono in linea con quelli degli 11 mesi precedenti (quelli da presentati nel grafico in alto) c'è da aspettarsi che il 2021 superi l'annata record 2020.
…e si potrebbe raccoglierne di più
Secondo i dati del rapporto annuale del Centro di Coordinamento RAEE per il 2020, l'Emilia-Romagna si è confermata al secondo posto a livello nazionale per le quantità raccolte, superata solo dalla Lombardia (nella quale, va notato, vivono il doppio degli abitanti).
In particolare, la provincia di Bologna, con oltre 11 mila tonnellate, raccoglie da sola circa un terzo di tutto il RAEE della Regione. Certo, il dato complessivo parla di una regione in cui i cittadini hanno una elevata sensibilità rispetto al tema della raccolta dei RAEE. Ma questo non deve essere un motivo per non investire su un obiettivo più ambizioso, come quello di migliorare ancora la quantità di rifiuti elettronici raccolti e, quindi, potenzialmente anche rimessi in circolo, come mostrato dal potenziale di riciclo dei metalli e delle altre componenti nobili.
Calcolando la quantità di rifiuti elettronici raccolti pro capite, avremo la possibilità di confrontare da un altro punto di vista i risultati della raccolta. Considerando che le abitudini di consumo dei cittadini non sono così diverse da nord a sud, fa un po' riflettere vedere Emilia-Romagna scendere di diverse posizioni nella classifica pro capite. Segno, forse, che nonostante tutti i segnali positivi c'è ancora un margine di miglioramento.
di marco boscolo - formicablu