I dati dell’ARPA Emilia-Romagna confermano che luglio 2022 è stato uno dei mesi più secchi dell’ultimo mezzo secolo. Ma la siccità colpisce tutto il Nord Italia e mette a rischio anche il fiume Po.
Sono solo 10 i millimetri medi di pioggia caduti in Regine a luglio 2022 rispetto ai circa 27 attesi dalle medie del periodo. Lo attesta una comunicazione di ARPA Emilia-Romagna che conferma la tendenza già evidenziata a giugno, con precipitazioni inferiori del 65%.
Prendendo in considerazione tutto il 2022, le precipitazioni totali risultano le più basse degli ultimi 60 anni: 268 mm rispetto ai 468 del periodo 1991-2020. Si tratta di un record che supera largamente i due record negativi precedenti, ovvero i 294 mm del 2017 e i 301 mm del 2012.
Prendendo in considerazione l’anno idrologico, cioè il periodo dal 1° ottobre 2021 al 19 luglio 2022, le piogge cumulate risultano molto inferiori alle attese, “tra le più basse della serie dal 1962 a oggi”, come scrive ARPA Emilia-Romagna, “con uno scostamento negativo superiore a 230 mm rispetto alle medie del clima recente (1991-2020), pari ad un’anomalia negativa in percentuale di oltre il 31%”.

Il grafico mostra il confronto tra le precipitazioni in mm del periodo gennaio-luglio dal 1961 al 2022 evidenziando la tendenza negativa dell’ultimo periodo (Fonte: ARPA Emilia-Romagna).
Un’altra preoccupazione è legata alla combinazione di scarse precipatazioni con le temperature molto elevate dell’estate 2022, secondo i dati ARPA Emilia-Romagna una delle più calde di sempre. Il caldo molto elevanto favorisce l’evaporazione (evapotraspirazione), acuendo la scarsità idrica. Il risultato è che il bilancio idroclimatico medio regionale dei primi sette mesi dell’anno risulta il più basso degli ultimi 60 anni: -384 mm (valore stimato come media regionale).

Il grafico ARPA Emilia-Romagna mette a confronto il bilancio idroclimatico regionale dal per i primi sette mesi dell’anno dal 1961 a oggi.
La crisi idrica del Po
Gli effetti della scarsa pioggia sono evidenti da mesi lungo tutto il corso del fiume Po. Già a fine giugno l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, l’ente sovraregionale che gestisce il corso d’acqua, parlava di “siccità gravissima” nel proprio Bollettino periodico. Oggi quell’allarme si è acuito, con ampi tratti del fiume che sono privi d’acqua ed espongono il greto. “In tutte le stazioni”, si legge nel documento, “si registrano portate confrontabili o al di sotto dei minimi storici”.
La scarsa portata registrata a Pontelagoscuro, cioè nell'ultima stazione di rilevamento prima del delta, preoccupa per le ampie aree coltivate circostanti che attingono alle acque del Po per garantire l'irrigazione, ma anche centri urbani che stanno facendo i conti con problemi di approvvigionamento di acqua. Ma la scarsa portata significa anche una difficoltà dal Po a contrastare la penetrazione dell'acqua salata nell'entroterra. Si tratta del fenomeno del cuneo salino: meno acqua dolce scorre nel Po e più acqua salata risale, rendendo l’acqua delle falde non potabile e non adatta anche all’uso agricolo.
La soglia di sicurezza della portata a Pontelaguscuro è di 450 metri cubi al secondo. Con i dati registrati attualmente, praticamente un terzo del valore soglia, significa che l'acqua salata riesce a risalire fino a quasi 40 chilometri dalla costa. Lo ha reso noto una recente comunicazione dell'Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari (ANBI): "per il Po di Goro e per il Po di Pila la lunghezza di intrusione, in condizioni di alta marea, è rispettivamente pari a circa 39 e 36 chilometri dalla costa".
Il grafico mostra come l'andamento della portata del Po misurata a Pontelagoscuro sia andata peggiorando nei periodi considerati e evidenzia i dati negativi del 2021.
--
marco boscolo - formicablu