Sperimentare nuove direzioni con i primi prototipi di via Milano Pedonale e la piazza Scolastica in via Procaccini


Negli spazi urbanizzati siamo abituati a vedere le strade come spazi nei quali automobili e motorini hanno la priorità sul resto, in quanto nella maggior parte dei casi sono state originariamente pensate per i mezzi di trasporto a motore. Quando stiamo per attraversare la strada sulle strisce pedonali siamo spesso intimoriti perché i veicoli in transito non si fermano per far passare i pedoni. Preferiamo rimanere sul marciapiede e aspettare che la via sia completamente libera prima di procedere. Allo stesso modo i genitori si preoccupano  se i bambini giocano per strada a causa della presenza di auto e altri veicoli. 

Queste percezioni di insicurezza ci hanno portato a cercare altri spazi, lontani dalla strada, per aggregarci, socializzare, trascorrere piacevolmente il tempo all’aperto. Anche a causa della pandemia, in molte città le persone hanno cominciato a ripopolare le strade, a vederle come luoghi in cui poter parlare coi propri vicini, far giocare bambini e bambine, o anche solo passare piacevolmente i momenti di attesa. Le strade si stanno proponendo quindi come luoghi di socialità, di incontro, in altre parole, spazi per le persone oltre che per i veicoli

 

Nuove strade per ritrovarsi, giocare, educare

Negli ultimi anni Bologna ha avviato diverse iniziative sperimentali per assecondare questo cambiamento. Fra questi, in particolare, è da segnalare il Piano per la Pedonalità Emergenziale: approvato dal Comune nel luglio 2020 come risposta all’esigenza di spazio pubblico di prossimità emersa nella più acuta fase pandemica. Il Piano prevede interventi su aree residuali delle strade per trasformarle in spazi dove poter passare e sostare in sicurezza.

Tra le aree considerate dal Piano spicca la zona pedonale di via Milano, nel quartiere Savena, dove una ex strada carrabile a fine 2021 è stata allestita in via sperimentale, attraverso un intervento di urbanistica tattica con vernici colorate, arredi, vegetazione, sedute e giochi nel tentativo di incontrare il bisogno di bambini e bambine, genitori e altre persone di avere nuovi spazi di aggregazione e socializzazione all’aperto. Questa iniziativa è stata sviluppata in collaborazione con la Consulta Cinnica, dando seguito alla volontà “dal basso” del territorio di perseguire una chiara direzione verso strade sicure e attrezzate per accogliere le persone, soprattutto le più piccole, oltre ai veicoli.

L’allestimento di via Milano visto dall’alto.

La via sperimentale

Nello stesso contesto di cambiamento si inserisce l’intervento sperimentale di via Procaccini, un’altra delle aree considerate dal Piano per la Pedonalità Emergenziale, questa volta nel quartiere Navile. Questo nuovo intervento si concentra in un’area di circa 300 metri quadri all’incrocio tra via Procaccini, via di Vincenzo e via Andrea da Faenza, in prossimità delle scuole medie Testoni Fioravanti e attualmente occupata da parcheggi per automobili, cassonetti dell’immondizia e spazio carrabile. Il progetto trasformerà questo slargo nella prima piazza scolastica di Bologna, attraverso la pedonalizzazione dello spazio e l’allestimento di verniciature, sedute e giochi a terra, vegetazione, sottraendo un piccolo pezzo di strada ai veicoli e restituendolo alle ragazze e i ragazzi del quartiere. I giochi a terra, i messaggi che saranno scritti tramite le vernici e i cartelli comunicativi installati nell’area saranno realizzati sulla base degli esiti di un percorso che è stato svolto proprio all’interno della scuola Testoni Fioravanti con gli alunni e le alunne e la collaborazione di tutto il personale scolastico.

Anche l’intervento di via Procaccini come quello in via Milano è un progetto di urbanistica tattica, ha quindi natura sperimentale e temporanea: in seguito all’inaugurazione prevista per la primavera del 2022, l’allestimento temporaneo durerà circa 12 mesi. Piazza Scolastica” è il nome attribuito al progetto perché il suo valore non è relativo solamente alla sua vicinanza ad un istituto scolastico, ma al più ambizioso obiettivo di realizzare un luogo di prossimità per ragazzi, ragazze, bambine, bambini e genitori rendendoli coscienti dello  spazio pubblico come luogo di relazione ed incontro. La piazza scolastica si propone un luogo di apprendimento della condivisione dello spazio urbano e di stimolo su tematiche centrali, come quella ambientale.

Questi punti, del resto, sono anche ben racchiusi dal ruolo previsto dal nuovo Piano Urbanistico Generale per gli spazi davanti alle scuole: luoghi di «incontro tra lo spazio della scuola e lo spazio pubblico», fornendo un’occasione per «garantire ai bambini e ragazzi maggiore autonomia e consapevolezza della città» e per attuare interventi sperimentali che contribuiscano al suo benessere ambientale.

Nella sperimentazione di queste iniziative, Bologna si affianca a molte altre città nel mondo. Si pensi al caso di Barcellona e al suo programma “Protegim les escoles” che ha l’obiettivo di migliorare gli spazi pubblici adiacenti alle scuole, tanto da un punto di vista della sicurezza stradale quanto da un punto di vista estetico e ricreativo. Oltre a  rendere più piacevoli le soste e i momenti di attesa all’entrata e all’uscita da scuola. Gli interventi attuati hanno quindi previsto anche qui pedonalizzazioni parziali o totali di tratti di strada in prossimità delle scuole, nuovi limiti di velocità per i veicoli, nuovi elementi attrattivi come sedute, giochi, verniciature e alberi.

 

Sperimentare per cambiare, sperimentare è cambiare: l’urbanistica tattica

Il progetto in via Milano e  la piazza scolastica di via Procaccini costituiscono degli esperimenti: gli allestimenti realizzati nella prima fase temporanea non vogliono essere soluzioni definitive, ma proposte di configurazione spaziale da sperimentare e intorno alla quale confrontarsi per arrivare a una soluzione stabile e duratura. Non tutte le persone vorrebbero realizzare questo cambiamento alla stessa maniera, e alcune potrebbero addirittura non aspirare a nessun cambiamento. È in quest’ottica che tali sperimentazioni diventano uno strumento di cambiamento; fare esperienza di una trasformazione temporanea permette di immaginare –  toccandoli con mano – futuri possibili, nonché di costruire una maggiore consapevolezza. Questi processi di trasformazione urbana si stanno diffondendo in tutto il mondo con il nome di urbanistica tattica.

Confronto tra l’attuale sistemazione dell’area e il rendering del risultato atteso.

L’urbanistica tattica permette di cambiare rapidamente l’uso di uno spazio con elementi temporanei e poco costosi, analizzare la loro efficacia e poi adattare il progetto definitivo sulla base delle reazioni dei fruitori dello spazio. Questa modalità di intervento innovativa si basa su azioni temporanee, reversibili, accessibili e agili, come strisce colorate, arredi urbani, fioriere o giochi dipinti a terra. Questo tipo di trasformazioni rapide e semplici permettono di attivare nelle comunità locali nuove dinamiche e usi dello spazio.

Come si procede per un intervento di urbanistica tattica

Il processo di trasformazione inizia con un primo monitoraggio dell’area e prosegue con la realizzazione dell’intervento temporaneo che viene successivamente monitorato nei suoi effetti. La fase di osservazione e monitoraggio prima e dopo l’intervento temporaneo comporta l’uso di strumenti come questionari, interviste, videocamere per analizzare i flussi nel totale rispetto della privacy, osservazioni sul campo, focus group con soggetti attivi nel territorio. L’obiettivo è comprendere come funziona la sperimentazione e individuare direttamente dalle reazioni dei cittadini quali aspetti è necessario modificare nell’ottica dell’intervento definitivo. 

La chiave dell’urbanistica tattica è che il progetto definitivo dovrebbe rispondere meglio alle necessità degli abitanti e del territorio, perché le persone hanno già avuto l’opportunità di vivere lo spazio tramite la sperimentazione temporanea e occasioni per suggerire modifiche migliorative.

La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, chiudendo una volta al mese il viale degli Champs-Élysées al traffico automobilistico, apre alla possibilità di sperimentare e anche immaginare una città più bella, sicura e pulita. I frutti positivi di questa esperienza sono l’accoglienza che i parigini hanno mostrato al progetto di pedonalizzare il viale George Pompidou che costeggia la Senna: un viale che ora è pedonale in via definitiva. È  con lo stesso spirito di Anne Hidalgo che a Bologna, in due weekend del 2011, è stata sperimentata la pedonalizzazione temporanea di via Indipendenza, via Ugo Bassi e Via Rizzoli attraverso l’iniziativa TDays: i bolognesi, come i parigini sul viale degli Champs-Élysées, hanno avuto la possibilità di godere delle tre principali vie del centro storico attraversandole a piedi. Questa esperienza ha mostrato il valore e il potenziale di questa pedonalizzazione: in meno di un anno, infatti, i TDays sono diventati una normalità e da allora, ogni weekend, le tre vie vengono chiuse al traffico veicolare, per tornare ad essere ripopolate dalle persone.

È in questo senso, dunque, che sperimentazioni di urbanistica tattica come quella di via Procaccini e via Milano rappresentano un’opportunità per e di cambiamento consapevole e condiviso, verso un’esperienza di strada come spazio pubblico, bello e sicuro per le persone.

 

Leonardo Tedeschi – Fondazione Innovazione Urbana

Leonardo è un architetto specializzato in gestione dell’impresa sociale. Ha esperienza in progetti di rigenerazione urbana e come volontario attivo nella riappropriazione di beni comuni urbani. In Fondazione si occupa di progetti legati allo spazio pubblico, delle installazioni e delle mostre ospitate negli spazi della Fondazione. All’interno dell’Ufficio Immaginazione Civica cura i processi di realizzazione dei progetti del Bilancio Partecipativo e altri percorsi legati alla riqualificazione di edifici e spazi pubblici.

Immagini: Margherita Caprili – Fondazione Innovazione Urbana

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