I dati sul traffico nell’area metropolitana di Bologna e l’impatto limitato dello smart working

 

Dal Report sui trasporti pubblicato da Città metropolitana a ottobre emerge che il traffico di veicoli sulle strade di Bologna ha quasi raggiunto i livelli pre-pandemia, tranne sui viali, in cui i dati di settembre mostrano un incremento anche rispetto al 2019. A scendere decisamente sono le prime iscrizioni di autovetture, che a settembre del 2021 erano circa il 30% in meno rispetto allo stesso mese nel 2019.

In forte aumento è il numero di camion, carri e treni che nel 2021 stanno transitando per l’interporto di Bologna, che sono rispettivamente cresciuti del 12, 35 e 50% rispetto al 2019. 

Il traffico cargo è aumentato anche per via aerea: all’Aeroporto Marconi il traffico merci è cresciuto del 23%. I voli passeggeri, nonostante il calo del 2020 dovuto alle restrizioni ai viaggi nazionali e internazionali che ha portato il traffico ai livelli del 1997, quest’anno sono in netta ripresa; ad agosto si attestavano a -32% rispetto al 2019 – un dato che però segna un rimbalzo in ripresa, se si considera che nell’agosto 2020 i viaggi aerei avevano segnato ben un -65% rispetto all’anno precedente.

 

Più bici, meno bus

Per il momento, l’impatto della pandemia non sembra aver portato a una mobilità cittadina più sostenibile. Il Report evidenzia come il traffico di bici sia sì cresciuto rispetto al 2019 (+6% a ottobre 2021), soprattutto in corrispondenza delle restrizioni dovute all’emergenza COVID-19, ma che tutto sommato segua l’andamento degli anni precedenti, con alcune oscillazioni che potrebbero essere dovute alle temperature più alte e al clima mite di quest’anno. 

Le persone che si spostano con i mezzi pubblici, invece, sono calate in modo drastico: rispetto al 2019, le validazioni di biglietti sui trasporti pubblici sono calate quasi del 50%, con un -48% nella zona urbana di Bologna e un -49% nell’area metropolitana, su cui potrebbero aver pesato la diminuzione della capienza dei mezzi per le restrizioni e le preoccupazioni dei cittadini dovute all’affollamento dei mezzi – e dunque alle possibilità di contagio.

 

 

L’impatto dello smart working

Secondo un questionario, svolto dal Tavolo SmartBo e coordinato dal Comune di Bologna in collaborazione con Variazioni srl per indagare l’impatto dello smart working su individui, organizzazioni e territorio, l’89% delle lavoratrici e dei lavoratori intervistati non ha cambiato abitudini in termini di mobilità, dopo il passaggio allo smart working. E la maggior parte di chi dichiara di aver, invece, cambiato abitudini, ha iniziato a usare di più i mezzi di trasporto privati, con un possibile incremento nell’uso dell’auto.

La rilevazione ha coinvolto circa 3300 persone che dall’inizio della pandemia hanno lavorato in tutto o in parte in smart working. L’85% degli intervistati ha affermato di svolgere la propria attività lavorativa, attualmente, in parte in smart working e in parte in presenza, mentre il 15% è completamente in smart working. Le risposte al questionario mostrano un alto grado di soddisfazione e una considerazione generalmente molto positiva dello smart working, con una percentuale molto bassa di intervistati (il 6%) che ha dichiarato di lavorare in modo più produttivo in ufficio. 

Aumentare la flessibilità e i giorni settimanali di smart working potrebbe contribuire a ridurre il traffico senza impattare in modo negativo sul benessere legato al proprio lavoro e sulla produttività. Infatti, l’82% di chi ha risposto al sondaggio si muove verso il luogo di lavoro in auto o in moto, con solo il rimanente 18% del campione che si sposta a piedi o usa mezzi a impatto ambientale più basso come la bici, il monopattino elettrico, il treno o l’autobus. 

Nonostante il 69% degli intervistati viva e lavori in un’area urbana, inoltre, in media la distanza percorsa giornalmente per recarsi nel luogo di lavoro è di 40 km (conteggiando l’andata e il ritorno), e impiega per il singolo tragitto dai 15 ai 30 minuti. Un potenziamento del trasporto pubblico e delle direttrici ciclabili per collegare in modo più sostenibile l’area metropolitana di Bologna potrebbero dare finalmente ai lavoratori che si muovono da un centro all’altro un’alternativa valida all’automobile privata.

 

Che auto circolano per la città

Ma quali sono le caratteristiche delle auto che circolano a Bologna? L’età e l’alimentazione dei veicoli hanno un impatto importante nel tradurre il traffico in inquinamento atmosferico. Ce lo ricorda l’applicazione delle misure per la qualità dell’aria, che a Bologna entrano in vigore ogni anno a ottobre per combattere lo smog. Le misure prevedono il divieto di circolare in centro in alcuni orari ai veicoli più inquinanti (diesel euro 3 e precedenti, benzina euro 2 e precedenti, gpl e metano euro 1 e precedenti, ciclomotori e motocicli euro 1 e precedenti), fatta eccezione per alcune categorie di mezzi. 

 

 

Inoltre, prevedono l’entrata in vigore delle misure emergenziali, che scattano se Arpae (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Emilia-Romagna) rileva la probabilità di superamento del valore limite giornaliero del PM10 per 3 giorni consecutivi. Con le misure emergenziali, a incorrere nello stop sono diesel euro 4 e precedenti, benzina euro 2 e precedenti, gpl e metano euro 1 e precedenti, ciclomotori e motocicli euro 1 e precedenti.

Nonostante un aumento delle immatricolazioni di auto ibride ed elettriche negli ultimi anni, a Bologna i veicoli con motore a benzina e diesel sono ancora la larga maggioranza. Più della metà dei veicoli che circolavano nel 2020 in città erano euro 5 o euro 6, con i veicoli euro 4 che ammontano a un altro quarto dei veicoli in circolazione.

 

 

 

di Anna Violato, formicablu 

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con RADAR Magazine, testata online che racconta i cambiamenti del clima e dell’ambiente, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con la casa editrice Zanichelli.

 

Foto di copertina: Foto di Aayush Srivastava/Pexels

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